E’ noto, c’è un cocktail che ha avvelenato persino alcune tra le menti più intelligenti e i cuori più sensibili di questo paese.
Il cocktail si ottiene agitando bene una miscela fatta di tre parti di pressione comunicativa sulla presunta invasione dei richiedenti asilo nel nostro paese, tre parti di sciacallaggio politico frutto di irresponsabilità o di codardia, a seconda dei casi, e quattro parti di senso di insicurezza di una crisi globale – direi piuttosto di una globalizzazione – che ha prodotto pesanti costi a carico del ceto medio europeo.
Barman e spacciatori di questo cocktail micidiale sono stati capaci di avvelenare il consesso sociale, di determinare perdita di capacità di comprensione dei fatti, di discernere come diverse cose che sono diverse, giudicarle, misurarsi con la realtà. Perdono la capacità di giudizio persone di provata intelligenza, figurarsi cosa accade ai cretini riconosciuti tali dentro le proprie comunità.
E allora capita che l’immigrazione ci azzecca con qualunque problema della societò, che gli immigrati vengano presentati come la fetenzia della fetenzia: “loro” rubano, spacciano, violentano, ci invadono. “Loro” gli invasori, i criminali, “noi” le vittime dell’invasione e della criminalità. Un tempo la lega raccontava la stessa storiella con i meridionali, oggi si è aggiornata. Questo fenomeno di divisione del mondo in noi e loro non è nuovo alla storia dell’umanità, ma tristemente caratterizza i periodi peggiori. E’ nelle guerre che anche i migliori si convincono che i nostri sono i buoni e i loro sono i cattivi, è la propaganda dei regimi che produce queste isterie collettive. Il riferimento ai regimi non è troppo fuori luogo, se è noto che la libertà dell’informazione in questo paese sia tra le peggiori in Europa e se più di qualcuno parla di questo paese come di un regime da qualche decennio.
E a Verona accade, quindi, che una ragazza nata in Italia, che ha 15 anni, e giustamente si sente italiana, probabilmente parla italiano con la stessa padronanza di mia figlia, ha la cittadinanza italiana come la ha mia figlia, insomma, è una “vera italiana”, si veda rifiutare l’iscrizione ad un concorso canoro perchè non italiana “di fatto”. Ciò che non la rende italiana davvero è il fatto di avere la pelle nera. Discendiamo dall’impero romano, che ha avuto imperatori nati in Africa, e siamo affetti da questa africanofobia.
Ora, il pirla in questione forse domani si ravvederà. Forse ha già dato una intervista in questo senso. Ai cretini non posso dir nulla. Ma alle persone intelligenti e sensibili non mi resta che fare un appello alla ragionevolezza.